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13 Dec

Verso le elezioni: cosa cambia in rete?

Pubblicato da admin  - Tags:  beppe grillo, berlusconi, democrazia diretta, elezioni 2011, partecipazione, politica, renzi, scenari, vendola

Nella primavera 2011 vi saranno 1 o 2 tornate elettorali, forse vi sarà il cosidetto election day, in cui in una sola sessione vengono accorpate tutte le scadenze di rinnovo elettorale. Oggi, invece, inizia il talk show al Senato si intitola 'Quelli che aspettano il 14 dicembre'.

Divertente è pensare cosa sarebbe questo evento se utilizzasse le modalità social media, ascolto-conversazione-approccio orizzontale-contenuti generati dagli utenti. Sicuramente sarebbe qualcosa di completamente diverso e non necessariamente migliore, perchè le Istituzioni sono tali in una dimensione sospesa dentro la quale la ritualità non è soltanto forma ma anche sostanza. Dubito che la cosidetta democrazia diretta sia tale, democratica e diretta, la democrazia perfetta è un sistema politico dentro il quale non tutti siano necessariamente uguali, ma tutti abbiano le stesse opportunità in egual forma, distribuzione e accesso. Un esperimento di questo genere è Webarchia un sito in cui si possono proporre leggi e farle votare dalla comunità. La sua definizione è quella di gioco e  tale mi auguro rimanga visto che, dalla Home Page, si apprende che un articolo de la "Dichiarazione Universale dei Diritti Umani" è stata votata da 5 persone. I partecipanti accumulano punti che poi possono spendere nel proporre leggi e singoli articoli. Pertanto non mi pare molto avanzata dato che non viene premiata la discussione, la partecipazione e l'efficacia. La democrazia diretta interpretata da alcuni personaggi come Beppe Grillo con il suo feticcio tecnologico è fragile e la sua deriva è la creazione di un'aristocrazia liderista che non ha niente a che spartire con la partecipazione. Grillo, che è da tutti indicato come il modello dell politica 2.0 Indubbiamente è colui che ha di fatto fondato un movimento politico in rete utilizzando non soltanto gli strumenti del web 2.0 e il webmarketing connesso ma enfatizzando in modo quasi maniacale il ruolo della tecnologia informatica come fine e non solo come mezzo. In qualche misura si potrebbe insinuare il dubbio che Grillo voglia suadentemente interpretare il ruolo del Grande fratello all'Italiana o meglio del Grande Cugino, visto che spesso leggende metropolitane, mood cospiratorio e passaparola senza fili sono la deriva costante del suo intorno. Ma la cosa veramente interessante del grillismo, dal punto di vista delle dinamiche social media,  è il fatto che anche nel suo caso il Plasmatore finisce per essere addomestico dall'intelligenza collettiva come sottolinea questo post interessante. La caratteristica principale è  l'uso dei mezzi, quali. in che modo, con quali linguaggi. Meetup è una piattaforma online con la quale si possono creare eventi e aggregare persone attorno ad essi. Contarsi, fare massa critica online è il vero scopo, non tanto ottenere l'evento reale, esattamente come l'esaltazione adrenalinica di chi riesce a contarsi su Facebook  attorno a slogan e question time 'Scommettiamo che riesco a trovare 500.000 persone che odiano Marco Carta?' per ora fermno a 300mila. L'uso di Meetup è rigorosamente consigliato e organizzato dal blog che è la vera allegra macchina da guerra. I gruppi meetup territoriali sono 300 e vanno da Roma ad Arzignano, da Amsterdam a Cuneo. I contenuti sono quelli che i militanti possono scaricare dal blog o acquistare dalla piattaforma di e-commerce. La e-democracy è anche questo e non è scandaloso, è di certo più trasparente e meno inquinato. Beppe Grillo è, del resto, un editore che usa la politica per mettere insieme il pranzo con la cena, come fa Silvio Berlusconi anzi meglio di lui. Nessuno dei due risulta rubare dalle casse dello stato. Diciamo che il loro è un uso della democrazia diretta o meno per avere effetti collaterali ad uso personale o di famiglia, che è sempre molto rassicurantemente italiano. Tutto legittimo, ma con il contratto sociale e l'etica kantiana c'è molta distanza.

La seconda repubblica non è mai diventata repubblica 2.0 I partiti nati dalle ceneri dei grandi o piccoli partiti di massa hanno scoperto la leggerezza strutturale del leader carismatico a cui venivano richieste doti taumaturgiche e benadanti, trasfigurazioni e miracoli in diretta televisiva (il contratto con gli italiani ad esempio) ma soprattutto slogan semplici per passaggi negli orari di maggior share in modo tale che chiunque se lo canticchiasse sotto la doccia. Insomma tutto il contrario del paradigma conversazionale, lontano anche da quell'agorà naturale che prima era la sezione di partito, l'oratorio o il lyons club. Gli elettori sono stati sempre meno partecipativi e partecipanti, neppure al tempo del maggioritario imperfetto. Ricollocarsi in un ambito social mediatico è veramente difficoltoso. Nessun personaggio politico ci è riuscito e L'Obama italiano non c'è. Matteo Renzi è su Facebook da tempi insospettabili ed ora lo si trova anche su twitter; nel Partito Democratico è indubbiamente quello che si trova più a suo agio nei nuovi media, quelli che ancora non sono da rottamare. Nicky Vendola ha 350mila amici nella sua fan page Vince la sua personale disfida di Barletta con Berlusconi che è fermo drammaticamente a 230mila. Ma entrambe le agenzie di comunicazione non hanno capito come si usano gli strumenti e risultato soltanto un'accozzaglia di proclami dall'alto col megafono e i tappi nelle orecchie. Ma la vera star della politica su Facebook è Marco Travaglio le cui chiamate alle armi hanno un effetto bonapartista e termidoriano da 750 mila fan. Nessuno di queste adesioni poi si tramuterà in uno spostamento di voti. Una classifica dei politici su Facebook la trovate qui, ma avere molti o pochi falsi amici non dovrebbe essere un modo per pensare di essere  smart e trendy, specialmente se, mettendo a disposizione una casella dei messaggi o un'indirizzo mail, si incorre poi nel più banale e stupido degli errori che è quello di non rispondere mai.